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Mussolini racconta Mussolini


pubblicato da Laterza

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Fin da giovane, addirittura dal 1911, Benito Mussolini aveva cominciato a scrivere pagine in cui raccontava la propria vita. Aveva proseguito durante la prima guerra mondiale con un diario in cui raccontava le sue avventure di cronista militare dal retrofronte. Nel 1932 aveva a lungo dialogato con il giornalista tedesco Emil Ludwig per descrivere la vita di un dittatore sotto le luci della ribalta e dietro le quinte. A raccontarci il crollo dall'altare alla polvere e il trauma provocato dalla perdita del potere, ci sono poi le numerosissime lettere e confessioni a Claretta Petacci e le riflessioni sulla prigionia dell'agosto 1943. Insomma, una documentazione straordinaria, qui raccolta per la prima volta, che mostra quanto Mussolini desse peculiare rilievo alla sua immagine, come imponesse una determinata visione di se stesso, consapevole del fatto che, dinanzi alla folla, spesso è l'abito a fare il monaco. Un libro utile per riconsiderare una delle figure fondamentali del Novecento italiano, mostrandocene la psicopatologia, dalla rincorsa al potere alla gestione dittatoriale dello Stato, sino al sanguinoso tramonto di Salò.

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Mussolini racconta Mussolini renzo.montagnoli1

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voto 5 su 5 Mimmo Franzinelli ha curato questa specie di antologia, scegliendo con cura le lettere, i discorsi pubblici, le trascrizioni delle telefonate, i diari, insomma tutto ciò che Mussolini ha espresso nella sua vita; opportunamente, poi, cè unintroduzione dello stesso storico, che tende a spiegare la correlazione che esiste fra i fatti storici e quanto riportato con le parole del duce, a cominciare dai diari che cominciò a scrivere addirittura nel 1911. Devo dire che mi ha colpito litaliano di buona levatura, ben curato anche, circostanza che tuttavia era da aspettarsi, attesa limportanza che il duce dava alla parola, tanto che si può dire che il suo ventennio vide tante parole, ma pochi fatti. Inoltre, il libro, riporta una chicca e precisamente il risultato dei dialoghi fra Mussolini e il giornalista tedesco Emil Ludwig, che volle descrivere la vita di un dittatore in pubblico e in privato. Per quanto poi concerne la perdita di potere intervenuta con la famosa riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 vengono riportate le frequenti lettere indirizzate allamante Claretta Petacci e in ordine alla prigionia che subì nellagosto dello stesso anno ci sono le sue riflessioni. Per finire viene pubblicato il famoso discorso, lultimo, pronunciato al Teatro Lirico di Milano il 16 dicembre 1944. Dal tutto ne scaturisce una particolare autobiografia che potrebbe anche costituire la testimonianza storica più veritiera di un ventennio, ma non è così, perché luomo Mussolini è fondamentalmente un bugiardo che tende a nascondere i propri errori o attribuirli ad altri, e a ingigantire i propri meriti, inventandosi risultati mai raggiunti, cioè una vera e continua falsificazione della realtà. Forse il Mussolini più sincero è quello della Repubblica Sociale Italiana, pur considerando la strenua difesa del suo operato e le giustificazioni, sovente campate in aria, delle sue decisioni precedenti. Per spiegare meglio chi fosse Mussolini mi permetto di riportate alcuni estratti del volume partendo da come ebbe a descrivere con Emil Ludwig i rapporti di un dittatore con il suo popolo. Un dittatore può essere amato. Quando la massa nello stesso tempo lo teme. La massa ama gli uomini forti. La massa è donna. Non esiste alcuna influenza di donne sugli uomini forti. La massa per me non è altro che un gregge di pecore finché non è organizzata. Non le sono affatto ostile. Soltanto nego che possa governarsi da sola. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due corre pericolo. Il lato mistico e il politico si condizionano lun laltro. Luno senza laltro è arido, questo senza quello si disperde nel vento delle bandiere. Tuttavia, il Mussolini più veritiero è quello della sconfitta definitiva, cioè di quando comprende che per lui è finita e cè una sorta di rassegnazione, quasi che con le sue parole intendesse chiedere compassione, come in una lettera dellaprile del 1945  Io oramai considero la mia vita finita e il mio ciclo chiuso. Non ho più né speranze né illusioni, e le parole faticose- non consolano. Tutto è finito per me, così come per tutti quelli che donano senza raccogliere nulla. Tranne lultimo periodo, che costituisce unestrema e inutile difesa, cè tutta lamara considerazione di una sconfitta definitiva e senza speranza. Con questa lettura ho potuto rafforzare la mio opinione su Benito Mussolini, un uomo che in altre circostanze non sarebbe stato diverso, ma che di sicuro non avrebbe potuto portare un paese alla rovina, proprio perché sotto laspetto psicologico alternava momenti di euforia ad altri di depressione, alla violenza delle parole e dei toni seguivano minuti di silenzio in cui mostrava con la mimica facciale un vivo compiacimento, insomma era affetto da una malattia ciclotimica.

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